
Depressione: Pecca Morale e il Dolore di Esistere - Un'Analisi Psicoanalitica
Introduzione
La depressione è un tema che tocca profondamente l’essere umano, come dimostra la recente confessione di Vittorio Sgarbi, che descrive la sua malinconia come una “condizione morale e fisica”. In questo articolo, esploreremo la depressione da una prospettiva psicoanalitica, partendo dalle definizioni dell’OMS e del DSM, per arrivare a una lettura più intima legata al super-io freudiano e alla pecca morale lacaniana.
Cos’è la Depressione? Una Panoramica Storica
La depressione ha una storia lunga e complessa, che affonda le sue radici nell’antichità. Già Ippocrate, il padre della medicina, nel IV secolo a.C., parlava di “melanconia”, descrivendola come uno squilibrio degli umori corporei, in particolare un eccesso di bile nera. Per Ippocrate, la depressione era legata a fattori fisici, una visione che anticipava le moderne teorie biologiche.
Nel Medioevo, la depressione veniva spesso associata a cause spirituali o demoniache, ma con il Rinascimento si tornò a una visione più scientifica. Robert Burton, nel suo celebre trattato The Anatomy of Melancholy (1621), esplorò la depressione come una condizione sia fisica che mentale, influenzata da fattori ambientali, sociali e psicologici.
Nel XIX secolo, con l’avvento della psichiatria moderna, la depressione iniziò a essere studiata in modo più sistematico. Emil Kraepelin, uno dei padri della psichiatria, la classificò come un disturbo dell’umore, distinguendola da altre patologie mentali. Allo stesso tempo, gli studi neurologici iniziarono a legare la depressione a disfunzioni della materia grigia del cervello, in particolare nelle aree coinvolte nella regolazione delle emozioni, come l’amigdala e la corteccia prefrontale.
Oggi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la depressione come un disturbo mentale che colpisce oltre 300 milioni di persone nel mondo. Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) la descrive come una condizione caratterizzata da umore depresso, perdita di interesse e piacere, e una serie di sintomi fisici e cognitivi.
Questa evoluzione storica mostra come la depressione sia stata interpretata in modi diversi nel corso dei secoli, passando da una visione umorale a una biologica.
La Depressione: Una "Pecca Morale"
Sgarbi, nella sua recente intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, parla della sua depressione, o malinconia, come di una condizione morale. Infatti, per Lacan, la depressione è una “pecca morale”. Come si evince dalla risposta del critico d’arte, la depressione implica un confronto con il super-io, quella istanza interiore individuata da Freud come il luogo della legge, descritto dall’immaginario collettivo come il “giudice interiore”.
Questa istanza viene descritta da Sgarbi sotto forma di “pensieri, fantasmi” dai quali non riesce a liberarsi. Si tratta per lui di un’esperienza nuova, recente, un colpo! Un’esperienza che, è importante ricordarlo, colpisce molte persone, come conseguenza di situazioni che accadono nella vita e che toccano corde sensibili all’interno del nostro essere.
La depressione e la macchina del tempo
In psicoanalisi, da Freud fino a Lacan, è stata messa in primo piano la condizione morale dell’uomo come regolatore dei propri atti. Una condizione che affonda le sue radici nell’antichità, quando la morale veniva vista come un principio di giudizio e autocontrollo. Tuttavia, ciò che distingue la prospettiva psicoanalitica è il modo in cui la morale si intreccia con il desiderio, non solo come regolatore delle azioni, ma anche come negazione dello stesso desiderio. In questa visione, la persona non agisce semplicemente per un senso di giustizia o rettitudine, ma spesso compie un’azione per poi negarla, assicurandosi così una forma di pentimento.
Per la psicoanalisi, questa dinamica è fondamentale: è un meccanismo che schiaccia l’individuo sotto il peso di una colpa che non nasce tanto da un errore in sé, quanto dal rifiuto del suo desiderio, dal compiere qualcosa per poi ripudiarsene. Il risultato è un dolore interiore che non deriva dall’atto stesso, ma dal conflitto tra desiderio e negazione—un conflitto che diventa insostenibile e travolgente.
Infatti, questa impossibilità di modificare il passato rimane fissa e schiacciante. Si dice spesso che la macchina del tempo non esista, e in effetti è così. Tuttavia, questa realtà è valida per gli oggetti esterni. Per quanto riguarda la vita interiore, possiamo affermare che la macchina del tempo esiste! È proprio attraverso la nostra memoria, i nostri ricordi e, talvolta, i nostri sogni, che possiamo rivivere scenari ormai lontani. Scenari che non esistono più, se non nella nostra memoria, ed è grazie ad essa che possiamo ancora accedervi, come se il tempo stesso si fosse fermato.
Il Super-Io: l'istanza della legge
Ma che cos’è esattamente questo super-io di cui parla Freud?
Il super-io è l’istanza della legge, l’autocontrollo e la moralità. Per Freud, il super-io agisce come un regolatore interno delle nostre azioni, ma quando si presenta con il suo volto feroce, la sua funzione diventa principalmente punitiva. Non si tratta semplicemente di un giudizio esterno, ma di una punizione che il soggetto infligge a sé stesso, un’auto-censura che spesso si traduce in un peso schiacciante.
A questo punto, possiamo chiederci: la depressione sarebbe una “pecca morale”? In effetti, sì. La depressione in questa ottica si presenta come una manifestazione di un principio che opera a livello inconscio, spingendo l’individuo a fare i conti con la propria colpa, un tipo di colpa che non è legata a errori concreti, ma alla sensazione di non essere riusciti a fare le cose diversamente. Ed è qui che il pensiero di Sgarbi, come intellettuale e studioso, ci offre un’importante chiave di lettura: la sua depressione è legata a questioni morali, ma questa consapevolezza non basta a risolvere il problema, proprio perché la sua iscrizione è inconscia.
Il super-io agisce, dunque, non solo come un giudice, ma come un agente interno che provoca la “caduta” del desiderio. Nella depressione e le sue diverse forme, è il desiderio stesso che viene colpito, il desiderio di vivere, di agire. Il risultato è che, nella depressione, assistiamo a una vera e propria “evacuazione” del senso, una sensazione di vuoto che rende difficile, se non impossibile, ricostruire il senso della propria esistenza. In altre parole, il desiderio di vivere si frantuma, e con esso, il legame con la vita stessa.
La nascita del super-io
Ma come si introduce questa istanza della legge nella nostra vita interiore?
Il super-io entra nella nostra psiche in tenera età, non appena iniziamo a confrontarci con il desiderio dell’Altro. Questo “Altro” sono inizialmente i genitori, coloro che ci trasmettono le regole, la legge, e che svolgono il ruolo di primi custodi dell’ordine.
Il bambino fa l’esperienza dell’imitazione consapevole e dell’identificazione inconscia, anche, del rifiuto di ciò che gli viene trasmesso. In questo modo, si introduce una figura che lo accompagnerà per tutta la vita e che fungerà da guida interiore, una bussola che determinerà, in larga parte, la sua visione del mondo e delle sue azioni. Questo è un evento originario e inevitabile, che segna l’inizio della costruzione del super-io.
Un Esempio
Un bambino che cresce con una figura severa, ad esempio, sarà posto di fronte a due possibili scelte: accettare l’introduzione di questa legge nel proprio essere in formazione, identificandosi con quel tratto punitivo, o rifiutarlo, resistendo all’imposizione di una regola esterna. Ed è proprio da queste dinamiche che nasce una delle prime spiegazioni per cui non tutti i bambini maltrattati da adulti sviluppano gli stessi problemi.
Non esiste una regola universale. Per questo motivo, la psicoanalisi mette in discussione i manuali che tentano di catalogare il comportamento umano, generalizzandoli. L’idea che una persona possa fallire in amore per il semplice fatto di non essere stata amata da bambino/a non è un concetto freudiano. La psicoanalisi, al contrario, si concentra sul comprendere il funzionamento di questa istanza, caso per caso.
Infatti, non tutti i bambini cresciuti in ambienti violenti diventano adulti violenti. Non tutti i figli di alcolisti diventano alcolisti. Non tutti i bambini maltrattati diventano maltrattatori. Ciò che conta è come ogni individuo si relaziona con ciò che gli viene imposto. In altre parole, il gioco sta nel fare suo o rifiutare il desiderio dell’Altro.
Un Grande Rischio
Visto in questo modo, potremmo dire che tutto dipende da noi stessi. Ma questo è un grande rischio, poiché in realtà nulla dipende completamente da noi. Non si tratta solo di ciò che è bene o ciò che è male, ma di ciò che rimane inconscio. È questo l’aspetto che si iscrive nell’inconscio e rimane indelebile. Un esempio concreto di questa “iscrizione inconscia” che ci sfugge si manifesta nella vita quotidiana attraverso la ripetizione di atti dannosi.
Freud da inizio a fine parla della coazione a ripetere, un funzionamento principalmente inconscio.
Le persone, ad esempio, sanno perfettamente cosa non dovrebbero fare per stare male, eppure non riescono a fermarsi. Questo accade soprattutto nelle relazioni amorose. Spesso si è consapevoli che continuare a coltivare affezioni per amori non corrisposti non fa altro che accumulare dolore, ma nonostante questa consapevolezza, il comportamento persiste.
Alcuni direbbero che queste persone sono incoscienti. E in effetti è proprio così, ma non nel senso della ragione: sanno bene cosa provoca loro sofferenza. La loro incoscienza riguarda ciò che rimane inconscio, un sapere che non sanno di sapere. Si tratta di una condizione annullata nelle forme gravi di depressione, ovvero della prevalenza e potere del super-io.
Sintomi della Depressione
La depressione si manifesta con una serie di sintomi psicologici e fisici. Ecco alcuni dei segnali più comuni:
- Isolamento sociale
- Idee suicide
- Perdita di interesse nelle attività quotidiane
- Stanchezza e affaticamento cronico
- Irritabilità
- Disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia)
- Cambiamenti nell’appetito o nel peso
- Sentimenti di inutilità o colpa eccessiva
Come Guarire da Una Depressione?
La domanda “Come guarire da una depressione” è spesso quella che si pongono coloro che ne soffrono in forma lieve. Nei casi di depressione più grave, tuttavia, questa domanda viene annullata, poiché chi vive una condizione così intensa non cerca aiuto. Ma perché mai dovrebbe farlo? In questi casi, l’idea stessa di cercare aiuto non emerge nemmeno, perché implicherebbe un tentativo di instaurare un legame. E proprio in questi casi di depressione grave, il desiderio di ripresa è, purtroppo, annullato.
Questo è uno dei motivi per cui si verificano idee suicide: esse si presentano come un tentativo di porre fine a un dolore che sembra fisso e insostenibile. Potremmo anche chiederci se questo impulso di “farsi fuori” non nasconda, in realtà, un desiderio di ripresa, di movimento. Effettivamente, è così: molti tentativi di suicidio falliti si rivelano, in fondo, una richiesta di aiuto inconscio. In psicoanalisi, questo fenomeno è conosciuto come “acting out”, cioè l’espressione di un bisogno di cambiamento che non può essere espresso a parole, ma attraverso azioni distruttive.
Fortunatamente, con un lavoro psicoanalitico accurato, che include anche il supporto psicofarmacologico, si può assistere alla ripresa del paziente. Si tratta di un processo delicato, che implica un grande sforzo nel cercare di regolare quell’istanza interiore che Freud definisce “super-io”. Questo lavoro psicoanalitico permette di ripristinare un equilibrio, rimettendo in moto il desiderio di vivere.
Conclusione
In conclusione, la depressione si rivela come una condizione complessa e multidimensionale, non solo una patologia clinica, ma un conflitto profondo che coinvolge l’essenza stessa dell’essere umano. Non si tratta semplicemente di un disagio psicologico, ma di un’interruzione del desiderio che sorge dalla frattura tra le nostre aspirazioni e la rigidità del super-io, l’istanza punitiva che fa da giudice interiore. È proprio di questo conflitto che si alimenta la sofferenza, introducendo il senso di vuoto.
Tuttavia, sebbene la depressione affondi le radici in dinamiche inconsce, essa non è una condanna definitiva. Il lavoro psicoanalitico, combinato con il supporto adeguato, permette di ricostruire il senso perduto e di restituire il desiderio di vivere. Non si tratta di un processo facile o immediato, ma, passo dopo passo, è possibile rendere possibile una rinascita.
Se stai attraversando un momento difficile e senti di aver bisogno di un supporto, non esitare a contattarmi per una consulenza. Puoi chiamare o inviare un messaggio al 345 453 4832. Insieme, possiamo esplorare il tuo vissuto e lavorare per ritrovare il benessere e il desiderio di vivere.
Dr. Edison Palomino
Psicologo | Psicoterapeuta | Psicoanalista
🎯 Con oltre dieci anni di esperienza clinica
💻 Consulenze Online su tutta Italia
📍 Sessioni Presenziali a Milano
🌐 Visita il mio sito: www.dredisonpalomino.it